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L'innovazione organizzativa per la sostenibilità del sistema salute: le organizzazioni sanitarie nel 2020

di Americo Cicchetti (Professore ordinario di Organizzazione aziendale Facoltà di Economia, Università Cattolica del S. Cuore, ricercatore Cerismas)

La questione della sostenibilità del Ssn è prepotentemente entrata nell'agenda di chi si occupa di sanità a tutti i livelli. I principali interlocutori istituzionali, dalle commissioni di Camera e Senato competenti in materia, alle Regioni, allo stesso ministro della Salute fino agli organi delle strutture tecnico-scientifiche di supporto del ministero (Aifa, Agenas e Iss in primis), sono ingaggiate per assicurare la sopravvivenza di uno dei grandi pilastri del welfare nazionale.
Molti di questi interlocutori, ricercano e promuovono soluzioni di tipo politico e normativo che però devono trovare attuazione e implementazione là dove le cose accadono, nelle organizzazioni che erogano servizi per la salute.
Rendere il sistema più efficace ed efficiente vuol dire impostare interventi capaci di impattare sui processi organizzativi, cambiando le pratiche di lavoro, modificando i profili professionali, innovandoli in modo creativo. Soluzioni politiche anche brillanti si scontrano con l'inerzia che caratterizza tutti i sistemi complessi. Innovare non significa solo disegnare nuove soluzioni ma ottenere reali cambiamenti. La creatività nel sistema sanitario non è mai mancata in questi anni, certamente però è mancata la capacità di tradurre in risultati misurabili, brillanti intuizioni e progetti innovativi.

Con il programma di ricerca "Organizational Innovation in Healthcare 2020" presentato lo scorso 16 marzo a Milano, Ce.Ri.S.Ma.S. intende investire le sue competenze multidisciplinari per contribuire ai processi di innovazione organizzativa nel settore sanitario, un aspetto che appare centrale nel Patto per la Salute 2014-2016 ed è di grande attualità anche alla luce dell'attuazione del decreto sugli standard ospedalieri. Il programma di ricerca multidisciplinare, che prevede la realizzazione di una molteplicità di casi di studio a livello nazionale ed internazionale sulle più svariate forme di innovazione organizzativa nel contesto ospedaliero, prende le mosse dalla convinzione che la sostenibilità del sistema passi anche per la trasformazione "reale" delle forme di organizzazione del lavoro. L'efficacia e l'efficienza del sistema sanitario non dipendono solo dalla qualità e quantità delle risorse e delle competenze disponibili. Il modo in cui lavoro, capitale e tecnologia vengono combinati nell'ambito del modello organizzativo possono fare la differenza.

Obiettivo del programma è comprendere le direttrici dell'innovazione organizzativa negli ospedali nel continente europeo, allargando lo sguardo alle modalità di integrazione con i servizi territoriali e domiciliari. Il programma è ideato con lo scopo di individuare chiari legami tra i percorsi dell'innovazione e i risultati generati, misurati in un'ottica multidimensionale. Proprio per fornire un contributo alla politica sanitaria e al management, l'intenzione è quella di comprendere le determinanti dei cambiamenti e le eventuali barriere che li ostacolano.
L'analisi effettuata nella letteratura specialistica internazionale ha evidenziato che l'innovazione organizzativa nei sistemi sanitari dei paesi industrializzati si gioca su tre direttrici:
- Lo sviluppo di forme organizzative che spostano il baricentro dal sistema d'offerta alle esigenze dei pazienti e dei relativi percorsi, realizzando il paradigma della patient centred care;
- La revisione dei processi e dei ruoli organizzativi per eliminare sprechi ed ottimizzare i flussi di lavoro secondo la logica lean;
- L'adozione di nuove formule per l'aggregazione dei pazienti trattati all'interno dei setting assistenziali (reparti, piattaforme logistiche, ecc.) con particolare riferimento all'intensità assistenziale e la complessità delle cure.
In realtà, la mera "descrizione" di casi di successo non ci è parsa sufficiente per contribuire al processo di trasformazione di cui le nostre organizzazioni sanitarie hanno oggi bisogno per vincere la sfida della sostenibilità.
L'osservazione preliminare ci ha convinto che sono 4 le potenziali determinanti del reale cambiamento organizzativo in sanità:
- la valutazione e la gestione delle tecnologie sanitarie innovative, secondo l'approccio dell'Hta;
- un approccio strategico alla gestione delle risorse umane;
-l'utilizzo massiccio di tecnologie per la gestione dei flussi informativi e della comunicazione;
- lo sviluppo di sistemi di performance management in grado di governare sia le "strutture verticali" (es. i dipartimenti) che i processi orizzontali di assistenza e cura (le c.d. strutture professionali).

Le finalità di questo investimento in ricerca promosso da Ce.Ri.S.Ma.S. sono molteplici. Il percorso permetterà di costruire un archivio di casi di studio di esperienze cambiamento organizzativo provenienti da diversi paesi europei offrendo opportunità di confronto per le nostre aziende sanitarie, fino a realizzare un vero e proprio osservatorio sulle "forme organizzative". Il lavoro di ricerca, pur fondato su robuste basi metodologiche, non ha una valenza puramente "speculativa". Il suo orientamento pragmatico è immaginato per offrire un contribuito al dibattito istituzionale e manageriale nell'ambito del Ssn con l'ambizione di isolare gli elementi in grado di facilitare o di ostacolare il cambiamento. E' vero, infatti, che il cambiamento si realizza nelle organizzazioni, ma è il quadro istituzionale che può facilitare o ostacolare una reale trasformazione nel modo di lavorare.

Se, come è evidente, l'innovazione organizzativa impone l'emergere di nuovi ruoli organizzativi per medici ed infermieri, appare indispensabile immaginare nuovi contratti di lavoro in grado di sostenere il cambiamento e non di ostacolarlo. Il contratto collettivo nazionale di lavoro dei medici, che prevede lo sviluppo di carriera legato fondamentalmente alla crescita delle responsabilità sul governo delle risorse (dalla struttura semplice a quella complessa, al dipartimento), non sembra più coerente con un modello organizzativo basato sui "processi". E se i risultati devono essere misurati sui processi e sugli esiti, cosa ne facciamo di processi di budgeting tarati sulle "strutture"? Come possiamo favorire l'accesso ad innovazioni tecnologiche in grado di generare reale valore terapeutico, piuttosto che a quelle il cui unico requisito è il minor costo? Come è possibile modificare le procedure formali di selezione delle persone in modo da garantire "competenze" e non semplicemente "forza lavoro"?
Dietro ognuna di queste domande si nasconde una profonda trasformazione del modo di progettare e gestire le nostre organizzazioni sanitarie, e la sostenibilità del sistema - al di là di ogni decreto - dipenderà dalla capacità di cambiare alla radice il nostro modo di lavorare.