Commenti

Ddl Concorrenza/ Farmacie comunali: «C'è il rischio di una deriva oligopolistica»

di Venanzio Gizzi, presidente Assofarm

Più passano i giorni dall'emanazione del Ddl Concorrenza, più si ha la sensazione che i contenuti positivi per la farmacia non valgano i rischi contenuti nel provvedimento.
Se il mantenimento della fascia C in farmacia permette di salvare il salvabile di una redditività ormai esigua (e in fondo anche la logica della pianta organica), la norma che elimina il limite della proprietà di quattro farmacie per ogni soggetto giuridico potrebbe avere effetti ben più catastrofici sull'attuale assetto del sistema farmaceutico italiano.
Il mondo delle farmacie comunali vive già da tempo l'esperienza di grandi gruppi nelle aziende farmaceutiche pubbliche locali. Si tratta di un'esperienza certo mitigata dal limite della sola gestione delle farmacie e non della reale proprietà, ma in più di un'occasione sono emerse differenti visioni di mission e di strategie operative. Di certo una riforma che dia libero accesso ai grandi gruppi nel settore delle farmacie private non farebbe altro che accentuare il diffondersi di una concezione fortemente commerciale della farmacia italiana.
Non può essere un caso che in ogni altro contesto nazionale europeo siano stati posti limiti precisi al numero di farmacie che possono essere possedute dal medesimo soggetto. E non deve essere dimenticato che recentemente una sentenza della Corte di giustizia europea si è espressa coerentemente con quanto stiamo affermando.
I rischi di una deriva oligopolistica sono per di più accentuati dall'attuale situazione economica di molte farmacie private. La sensazione di chi come noi vive quotidianamente questo settore è che la situazione debitoria di molte farmacie private le renda facilmente vulnerabili di fronte alle banche e ai grossisti creditori. Una situazione di sofferenza finanziaria che si potrebbe "saldare" con la compravendita delle singole farmacie e il successivo formarsi di grandi gruppi. Ben vengano norme che favoriscono la riforma della farmacia anche attraverso l'introduzione di nuovi soggetti imprenditoriali e nuove competenze manageriali. A patto però che si salvino il pluralismo del settore e la priorità sanitaria della farmacia. Iniziative legislative che non pongono limiti a concentrazioni proprietarie private costituiscono un primo passo verso la perdita di quanto di buono ha oggi il sistema distributivo farmaceutico italiano.
Mentre da un lato avanza, seppur tra mille difficoltà e ritardi, un processo di riforma della farmacia che la porta a essere sempre più dispensatrice di nuovi servizi sanitari prossimi al cittadino e maggiormente integrati con il Ssn, dall'altro l'attuale Governo sembra voler favorire logiche commerciali da grande distribuzione organizzata.

Si dica chiaramente come si immagina la farmacia di domani: un servizio locale con valenza sanitaria pubblica o un negozio del farmaco?